11 Maggio 2018

Tag, attivatori e variabili: guida base a Google Tag Manager

Questo articolo si propone di essere una guida base a Google Tag Manager.

Approfondiremo il funzionamento di GTM, uno strumento gratuito di gestione dei tag sviluppato da Google. In pratica GTM permette di gestire gli script di tracciamento e conversione installati sul tuo sito web, sia di Google che di terze parti. Ad esempio Google Analytics, il pixel di Facebook, Hotjar, etc.

Da un punto di vista formale, GTM è una libreria javascript, ma questo non ti deve spaventare perché potrai utilizzare questo strumento ad un livello base o addirittura intermedio senza scrivere una riga di codice. Se invece ti volessi addentrare in utilizzi più complessi, la conoscenza di javascript, HTML e CSS diventa fondamentale.

Per tutti i dettagli, vai al nostro articolo sui 3 modi di utilizzare GTM.

Perché esiste GTM?

Iniziamo da una domanda semplice: perché esiste Google Tag Manager, ed in generale a cosa servono gli strumenti di gestione dei tag?

Questi strumenti sono nati per risolvere un problema fondamentale delle aziende: rendere i dipartimenti di marketing indipendenti dall’IT.

Prendiamo ad esempio il caso di un ecommerce che investa in campagne Facebook, e che voglia tracciare l’impatto di queste campagne sulle vendite. Per farlo, dovrà installare il pixel di conversione di Facebook all’interno della pagina di conferma ordine. In pratica, si tratta di inserire un piccolo pezzo di codice come questo all’interno di alcune pagine del sito.

In passato, per fare una cosa del genere il nostro dipartimento marketing avrebbe dovuto aprire un ticket con gli sviluppatori e aspettare diversi giorni perché la modifica venisse pubblicata. In caso per qualche motivo il codice del pixel Facebook fosse cambiato il processo si sarebbe dovuto ripetere dall’inizio.

Come è ovvio, questo flusso di lavoro è lungo e inefficiente.

I sistemi di gestione dei tag sono stati inventati per permettere ai dipartimenti di marketing di lavorare in autonomia sul tracciamento del sito web, ad esempio arricchendo i dati inviati a Google Analytics o impostando nuovi pixel di conversione.

Tuttavia, Google Tag Manager è uno strumento così potente e flessibile che è assolutamente consigliato anche agli utenti più avanzati e agli sviluppatori. Così consigliato che Google stesso lo indica come modo corretto per installare GA.

Da un grande potere deriva una grande responsabilità

Prima di continuare ci teniamo ad inserire un avviso importante.

Se è vero che Google Tag Manager è uno strumento può essere utilizzato anche da chi inizia a sudare davanti ad una riga di codice, è anche vero che deve essere usato responsabilmente. Se si effettuano le operazioni sbagliate è infatti possibile rendere inutilizzabile il sito su cui GTM è installato.

Se sei alle prime armi il nostro consiglio è quindi quello di iniziare a “giocare” con GTM all’interno di una sandbox, un sito di test in cui eventuali danni non hanno nessuna conseguenza.

Aprire e installare GTM all’interno del tuo sito web

Come abbiamo già detto, aprire un account di GTM è gratis e puoi farlo a questo link. Abbiamo preparato un breve video che ti illustrerà come aprire un account, eccolo:

Google Tag Manager è un sostituto di Google Analytics?

Ottima domanda! La risposta è NO.

I due strumenti sono pensati per lavorare insieme. In un certo senso GTM fornisce i superpoteri a Google Analytics (GA) fornendogli dati più precisi e completi. In questo modo le analisi che possiamo condurre su GA saranno più approfondite.

I due pilastri di GTM: tag e attivatori

Le due componenti fondamentali di GTM sono i tag e gli attivatori, che vanno a braccetto. Ad ogni tag dovrà sempre essere associato un attivatore, vediamo perché.

Tag e attivatori in Google Tag Manager rispondono a due domande fondamentali: COSA (tag) e QUANDO (trigger). Nella sezione tag è infatti possibile inserire gli script che si vogliono “sparare” all’interno del sito web, per esempio il pixel di Facebook o il codice di Hotjar. I trigger invece dicono quando questo specifico tag deve essere sparato.

Come al solito, è più semplice vedere un’applicazione pratica!

Come installare Google Analytics tramite Google Tag Manager?

Per chiarire il ruolo di tag e trigger abbiamo preparato un breve video che ti guiderà passo-passo in una delle prime operazioni che (probabilmente) vorrai fare una volta installato GTM sul tuo sito web: il collegamento di Analytics tramite Tag Manager.

Le variabili di Google Tag Manager

Come avrai notato, sotto alla sezione dedicata agli attivatori è presente una voce di menu "variabili". Diciamo subito che per sfruttare al meglio le potenzialità delle variabili è necessario conoscere in modo più approfondito il funzionamento di GTM, e avere un'infarinatura di HTML / CSS e di javascript.

Approfondire il ruolo delle variabili non è quindi lo scopo di questo articolo: se ti consideri un utente avanzato ti consigliamo l'ottimo post di Simo Ahava sull'argomento.

Le cartelle di Google Tag Manager

L’ultima macro-sezione che troverai all’interno di GTM è quella delle cartelle. Qui il discorso è molto semplice: le cartelle servono a categorizzare tag e trigger per rendere più semplice trovare quello che stai cercando.

Conclusioni

Google Tag Manager è probabilmente uno degli strumenti allo stesso tempo più potenti e sottovalutati nel settore del digital marketing. Il nostro consiglio è di iniziare ad usarlo da subito, la curva di apprendimento potrebbe sembrare un po’ ripida all’inizio, ma ne vale la pena.

Se sei alla ricerca di un corso strutturato su GTM, Google ha creato un corso gratuito che puoi trovare a questo link.



Qual è il tuo interesse principale?

11 Maggio 2018

A cosa serve Google Tag Manager

Cosa imparerai

In questo articolo cercheremo di fare chiarezza su uno degli strumenti più sottovalutati nel settore del digital marketing: Google Tag Manager (GTM). Si tratta di uno strumento utilissimo per gestire tutti i tag e gli script di tracciamento del tuo sito web.
Per prima cosa vogliamo sottolineare che GTM non è un’alternativa a Google Analyics (GA), al massimo una sua controparte naturale.

Google Tag Manager: a cosa serve?

Google Tag Manager è uno strumento potente, talmente potente che se utilizzato in modo improprio può rendere inutilizzabile il sito web su cui è stato installato. Se sei alle prime armi ti consigliamo quindi di creare una sandbox, un’area di lavoro di test su cui fare esperimenti senza rischiare di fare alcun danno.

Essendo uno strumento così complesso e potente, per semplificare potremmo dire che Google Tag Manager può essere utilizzato a tre livelli diversi:

  • Su livello base, per la gestione dei tag di Google e di terze parti, per il tracciamento dei visitatori e delle conversioni pubblicitarie. Tramite GTM è infatti possibile implementare più di 60 tipi di tag come ad esempio il pixel di Facebook, strumenti per le heat map come Hotjar, altri strumenti di web analytics come Eulerian.
  • Ad un livello intermedio, per arricchire i dati raccolti con Google Analytics inviando informazioni più dettagliate sulle azioni che gli utenti compiono sul sito web. Ad esempio potremmo inviare una hit (una riga di database) a GA ogni volta che un visitatore clicca su un bottone o su un link all’interno della mia pagina.
  • Per un livello avanzato, come libreria Javascript per interagire in modo più profondo con la struttura del sito web.
    Per esempio è possibile utilizzare Google Tag Manager per inviare dati sui visitatori del tuo sito web ad un foglio di calcolo Google Sheets.

Vediamo quindi brevemente un caso di utilizzo per ognuno di questi livelli.

Utilizzo di Google Tag Manager a livello base

Nella sua forma più semplice, Tag Manager è uno strumento che permette di gestire in modo visuale gli script di tracciamento e le modalità di attivazione dei tag all’interno del tuo sito web. Se non sei un tecnico, probabilmente ti starai chiedendo, cosa significa modalità di attivazione dei tag?

Per fare chiarezza su questo punto ti consiglio di leggere il nostro articolo Tag, attivatori e variabili: guida base a Google Tag Manager.

 

Per esempio, potremmo voler installare un pixel di conversione di una piattaforma come Facebook. Facciamo finta di essere un portale di ecommerce, dove la transazione è confermata quando l’utente atterra sulla pagina www.portalecommerce.com/conferma-ordine.

Avrò quindi bisogno che GTM “spari” il pixel di conversione di Facebook ogni volta che un utente atterra sulla pagina /conferma-ordine. Niente di più facile, GTM è nato proprio per questo.

Ecco i passi da seguire

NOTA PER I PIÙ’ ESPERTI: Facebook presenta delle particolarità a cui bisogna prestare attenzione (es. Tag sequencing con il pixel principale). Lo scopo di questo articolo non è fornire una guida passo-passo alla configurazione del pixel di Facebook, ma una panoramica delle opportunità che fornisce Google Tag Manager. Non affronteremo quindi i dettagli di questa configurazione.

  1. Creare un nuovo attivatore che abbia come condizione “Pageview” delle pagine che contengono conferma-ordine all’interno dell’URL.Soprattutto per le pagine di conferma ordine consigliamo di utilizzare l’opzione CONTAINS e non EQUALS perché spesso i CMS inseriscono in coda all’URL dei parametri come ad esempio l’id dell’ordine. La mia pagina potrebbe qiundi diventare www.portalecommerce.com/conferma-ordine?id=18819167386745: con condizione EQUALS Tag Manager non sparerebbe il mio pixel, con CONTAINS invece sì.
  2. Creare un tag di tipo HTML Personalizzato (al momento Facebook non è supportato come tag nativo da Google) e associarlo al mio attivatore.

Con la stessa logica è quindi possibile gestire Google Analytics (che potremmo volere su tutte le pagine del nostro sito) oppure Hotjar, Linkedin, Adwords e molti altri script interni o esterni al mondo Google.

Utilizzo di Google Tag Manager a livello intermedio

Dopo aver familiarizzato un po’ con questo strumento possiamo finalmente iniziare a divertirci davvero. Come dicevamo all’inizio dell’articolo, Google Tag Manager è infatti la controparte naturale di Google Analytics e ci permette di arricchire i dati che raccogliamo sui nostri utenti.

Ricordiamo infatti che nella sua configurazione di base l’unica informazione raccolta da Google Analytics è la visualizzazione di pagina. Tutti i dati aggiuntivi che potrebbero interessarci (es. click sui link, scroll rate, custom dimensions e così via) non sono tracciate di default.

Uno dei casi in cui Google Tag Manager può tornarci utile è l’impostazione di una dimensione personalizzata (custom dimension) su Google Analytics. Se non lo sapessi, le dimensioni personalizzate sono delle dimensioni addizionali che è possibile impostare per aggiungere più informazioni al proprio account Analytics. Tramite Tag Manager è possibile arricchire i dati inviati a Google Analytics.

Facciamo l’esempio di un portale di informazione, che vuole suddividere i propri utenti in subscriber (coloro che pagano un abbonamento) e free members (i lettori degli articoli gratuiti).

Ecco come procedere

  1. Creo la nuova dimensione personalizzata su Google Analytics. Per farlo posso andare su Admin -> seleziono la property che mi interessa -> custom definitions -> custom dimensionsImpostiamo la variabile con “user scope” e segnamoci da qualche parte l’indice (il numero assegnato).
  2. A questo punto possiamo passare a Google Tag Manager. Per semplicità consideriamo il caso in cui gli sviluppatori ci hanno aiutato, inserendo un dataLayer.push che qualifica il tipo di lettore:subscriberType: ‘freeMember’ // valore nel caso di una persona non iscrittasubscriberType: ‘subscriber’ // valore nel caso di un abbonatoPossiamo quindi intercettare il valore di subsciberType con una variabile dataLayer che possiamo creare andando su variabili -> User-Defined Variables -> nuova e impostandola in questo modo:
  3. Infine, andiamo sul nostro tag Pageview di Google Analytics e impostiamo la dimensione personalizzata, in modo che assuma il valore della variabile che abbiamo appena impostato:

NOTA: Nel caso riportato la variabile di riferimento ha sempre un valore, che può essere freeMember o subscriber. Bisogna prestare attenzione nel caso si vogliano impostare dimensioni personalizzate che potrebbero non avere un valore: in questo caso è importate inserire ‘not set’ per poter utilizzare correttamente Google Analytics. Questo punto è un po’ tecnico, quindi se hai dubbi in merito contattaci senza impegno.

Utilizzo di Google Tag Manager a livello avanzato

Già a livello base e intermedio GTM offre una marea di funzionalità, ma cosa è possibile fare se decidiamo di spingerci un po’ più avanti? Se abbiamo voglia di “sporcarci un po’ le mani” Google Tag Manager ci permette di interagire con la struttura del nostro sito web in modo virtualmente illimitato.

Vediamo un esempio di utilizzo che potrebbe tornarti utile: utilizzare Google Sheets come database esterno per salvare alcune informazioni dal tuo sito web. Non abbiamo inventato noi questa soluzione, quindi ti rimandiamo alla guida completa a questo link:

Qui cercheremo soltanto di riassumere quello che ganotes spiega già in maniera egregia. Ecco come funziona questo sistema:

  1. Per prima cosa è necessario creare un nuovo documento di Google Sheets, che sarà il posto in cui andremo a salvare le informazioni che ci interessano.
  2. Poi si inserisce lo script (creato originariamente da Martin Hawskey) all’interno dello script editor che si trova sotto al menu tools -> script editor. Questo pezzettino di codice serve a creare un punto di ingresso per i dati che invieremo tramite GTM, e a sistemarli correttamente all’interno del foglio.
  3. Quindi si pubblica lo script come web app in modo che si accessibile dall’esterno.
  4. A questo punto possiamo passare a GTM. I passaggi specifici a dipendono dalle informazioni che vogliamo catturare, in questo caso l’idea è di salvare i contatti ricevuti tramite un form, ma le possibilità sono virtualmente infinite.
  5. L’ultimo passaggio è creare una Custom image tag che catturerà i valori delle variabili dal nostro sito web e li passerà al nostro script del punto 2. Lui si occuperà di salvare queste informazioni all’interno del foglio che abbiamo creato al punto 1.

Conclusioni

In questo articolo abbiamo cercato di offrire una panoramica di alcuni dei mondi possibili che si possono aprire conoscendo a fondo lo strumento Google Tag Manager, che a nostro avviso non deve essere visto come un semplice tool di gestione dei tag.

E tu, cosa ne pensi? Quali implementazioni da “cintura nera” hai fatto nella tua carriera? Faccelo sapere nei commenti!

18 Aprile 2018

Google Analytics: nuovo report probabilità di conversione

Grandi novità in casa Google Analytics: in questi giorni è stato messo a disposizione un nuovo report "probabilità di conversione", che sfrutta i potenti algoritmi di Google per fornire indicazioni sulla probabilità di conversione dei visitatori degli ecommerce.

Dove si trova il rapporto probabilità di conversione su Google Analytics?

Dopo aver effettuato l'accesso a GA (analytics.google.com), clicca sul menu a sinistra e seleziona le voci Pubblico > Comportamento > Probabilità di conversione:

Perché non vedo il rapporto probabilità di conversione dentro Analytics?

Essendo basato su di un algoritmo di machine learning, questo report ha bisogno di una grande quantità di dati per essere generato. Sono infatti necessari tre requisiti perché questo report sia disponibile all'interno del tuo account Analytics:

  • Aver implementato il tracking e-commerce (standard o avanzato)
  • Disporre di almeno 1000 transazioni al mese
  • Una volta raggiunta la soglia iniziale delle 1000 transazioni, Analytics deve avere a disposizione 30 giorni di dati

Insomma, si tratta di una funzionalità rivolta ai siti web con un certo volume di traffico. D'altro canto, come ricordiamo sempre, l'ottimizzazione con A/B testing ha senso solo se si ha a disposizione un traffico consistente. Per i siti con pochi visitatori (meno di 50-100 mila utenti / mese) è preferibile utilizzare altre tecniche, come ad esempio i sondaggi e le analisi qualitative.

Al momento purtroppo questo report prende i dati soltanto dalle transazioni e-commerce, e quindi ad esempio non può essere utilizzato da un'azienda B2B che ha come obiettivo di conversione la lead generation.

Come si interpreta questo rapporto?

Ecco un esempio di report generato per un portale di ecommerce:

La probabilità di conversione è calcolata per i singoli utenti, a partire dai dati storici analizzati dall'algoritmo di Google.

Ad esempio nel periodo selezionato questo portale di ecommerce ha registrato 154284 sessioni. Nella tabella presente nella parte alta queste sessioni sono suddivise per gruppi di probabilità:

Quindi possiamo vedere che (secondo l'algoritmo di Google) in questo periodo il 79% delle sessioni (ovvero 122017) aveva una probabilità di conversione molto bassa, mentre soltanto lo 0,2% delle sessioni (ovvero 372) era molto probabile che convertissero.

Nonostante le previsioni di Google però, di queste 372 sessioni soltanto 40 hanno generato delle reali conversioni.

Come posso usare questi dati?

L'aggiunta di questo nuovo report introduce opportunità interessanti all'interno di Google Analytics. Una di quelle che a nostro avviso potrebbe rivelarsi un punto di svolta è la possibilità di creare dei segmenti a partire dalla metrica probabilità di conversione:

Ad esempio (se abbiamo abbastanza dati) potremmo creare un segmento di utenti classificati come "ad alta probabilità di conversione" e analizzare il loro comportamento rispetto a tutti gli altri. Potremmo farci domande del tipo:

  • Quali sono i percorsi di conversione più efficaci?
  • Quanti utenti con alta probabilità di conversione riesco ad acquisire da un determinato canale?
  • Esiste una correlazione tra l'iscrizione alla newsletter e la probabilità di diventare un cliente?

Oltre all'analisi dei flussi di traffico per migliorare il tasso di conversione del proprio sito, nella documentazione ufficiale Google suggerisce anche di sfruttare questi segmenti per creare campagne di remarketing su Adwords o DoubleClick. Un buon modo per cercare di portare acqua al proprio mulino 🙂

Conclusione

Questo nuovo report di Google Analytics è sicuramente interessante, ma non si rivolge a tutti i siti web perché ha due restrizioni importanti:

  1. Necessita dell'implementazione dell'ecommerce standard o avanzato. Per verificare se è attivo sul tuo sito è sufficiente cliccare su Conversioni > Ecommerce > Panoramica - all'interno del tuo account Google Analytics. Se ti appare una pagina del genere il tuo sito NON è configurato per registrare questi dati.IMGNota: non è sufficiente installare Google Analytics per raccogliere questi dati, ma è necessario un lavoro che può risultare complesso. Se non sai da dove iniziare contattaci, ci incontreremo volentieri per un caffè 🙂
  2. Sono richieste almeno 1000 transazioni al mese per "istruire" il sistema di machine learning. Questo limite non deve comunque spaventare perché gli ecommerce con poco traffico dovrebbero concentrare i propri sforzi su analisi qualitative e user testing, più che su A/B test e analisi dei dati.

17 Aprile 2018

Zones in Google Tag Manager: cosa sono e a cosa servono

Oggi vedremo cosa sono e a cosa servono le Zone in Google Tag Manager, la nuova funzionalità introdotta per la gestione di container multipli all’interno dello stesso account.

Nota: se quello che abbiamo scritto ti suona incomprensibile, ti consigliamo di partire dal nostro articolo introduttivo a Google Analytics e Google Tag Manager.

Cosa sono le Zone di Google Tag Manager?

A marzo 2018 Google ha introdotto questa funzionalità per la gestione di diversi team o gruppi di lavoro che operano sullo stesso container di Google Tag Manager.

Innanzitutto ricordiamo che è possibile caricare più container (per intenderci, il numero GTM-XXXXXX che vedi una volta entrato all’interno del tuo account) sulla stessa pagina.

Ad esempio, se una multinazionale utilizza due agenzie diverse, una per la gestione di analytics e l’altra per la gestione delle campagne su Adwords, potrebbe permettere ad entrambe di caricare il proprio container all’interno del sito.

Questa soluzione ha però un problema fondamentale: non permette alla multinazionale di limitare i permessi di ogni agenzia, che avrebbe carta bianca sul contenuto del proprio container. Ricordiamo infatti che GTM è uno strumento MOLTO potente, che se usato in modo improprio potrebbe modificare il comportamento di un sito web o addirittura renderlo inutilizzabile.

Ecco quindi che entrano in gioco le Zone di Google Tag Manager.

Perché utilizzare le Zone?

Le zone permettono di collegare più container allo stesso sito web, senza però lasciare permessi illimitati all’amministratore di ogni container. L’amministratore principale potrà infatti definire:

  • Boundaries (confini): ovvero le pagine (o i gruppi di pagine, gli hostname e così via) dove quella specifica zona è attiva. Al di fuori di questi confini questo contenitore di google tag manager non è funzionante. Ad esempio si potrebbe limitare il raggio d’azione del container alle pagine che contengono la parola “orecchini”:
  • Restrictions (restrizioni): di default le zone possono gestire tutti i tipi di tag, ma grazie alle restrizioni è possibile limitare la tipologia di tag che il gestore del contenitore può “sparare”.

Come si attivano le zone di google tag manager?

Innanzitutto ricordiamo che questa funzionalità per il momento è disponibile soltanto nella versione 360 (a pagamento) di Tag Manager. Se quindi sei un utilizzatore “normale” non cercare la sezione Zones sotto alle cartelle, perché… non c’è!

Per tutte le domande più operative su come aprire e gestire le zone ti rimandiamo alla documentazione ufficiale di Google a questo link.

Conclusione

Le zone sembrano un’ottima evoluzione del sistema di approvazione delle modifiche presente nel “vecchio” GTM.

Purtroppo al momento sono disponibili solo nella versione 360 di GTM, ma c’è anche da dire che sono proprio le aziende più grandi ad avere bisogno di questa funzionalità.

Se vuoi approfondire su Google Tag Manager questo articolo fa al caso tuo.

Speriamo che questo articolo ti sia piaciuto e se hai dubbi o domande non esitare a contattarci!

12 Aprile 2018

Come modificare la data retention di Google Analytics

In questo articolo parliamo della data retention di Google Analytics.

In data20 aprile 2018 Google ha iniziato ad inviare agli amministratori di account Google Analytics una mail. L'oggetto era: [Azione richiesta] Aggiornamenti importanti sulla conservazione dei dati di Google Analytics e sul Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). Si tratta della comunicazione ufficiale sulle nuove funzionalità relative alla data retention, per capire come procedere continua a leggere.

Ad aprile 2018 Google ha introdotto una novità importante all'interno di Analytics. Si tratta della possibilità per i proprietari di account Google Analytics di modificare il periodo di data retention dei dati raccolti tramite il software di analisi del traffico web.

Cosa significa?

Per rispettare l'imminente entrata in vigore del GDPR, Google ha inserito questa opzione che permette di impostare il periodo di tempo per i quale i dati raccolti sui visitatori del proprio sito web saranno conservati all'interno dei server di Google, prima di essere cancellati.

Come modificare il periodo di data retention su Google Analytics

Per poter modificare questa impostazione è necessario possedere almeno i privilegi di modifica all'interno della property. Le impostazioni possono essere raggiunte così:

  • Effettua l'accesso a Google Analytics
  • Clicca sul bottone Admin in basso a sinistra:
  • Seleziona la property che vuoi modificare, clicca su tracking info e poi su data retention:
  • Seleziona dalla tendina la "data di scadenza" dei dati. Puoi scegliere tra 14 mesi, 26 mesi, 38 mesi, 50 mesi o nessuna scadenza. Nota: l'impostazione si applica soltanto ai dati NON aggregati (es. user-ID, eventi, cookie di conversione) e quindi non influenzerà la maggior parte dei report di Google Analytics che invece utilizzano dati aggregati.
  • Imposta il bottone "reset on new activity" su ON oppure su OFF. Cosa significa? Se è impostato su ON, la data di scadenza dei dati sarà calcolata dall'ultima attività dell'utente e quindi verrà spostata avanti nel tempo. Facciamo un esempio pratico:

Se hai impostato come periodo di data retention 14 mesi, ti aspetteresti che i dati raccolti il 1° gennaio 2018 vengano eliminati il 1° marzo 2019. Nel caso il selettore "reset on new activity" rimanga su ON, questo non è necessariamente vero.

Se infatti il visitatore che ha generato i dati torna a visitare il tuo sito il 1° settembre 2018, la nuova data di scadenza  sarà calcolata a partire da questo momento, e verrà quindi spostata in avanti di 9 mesi (1° dicembre 2019). Questo "reset" della data di scadenza avviene tutte le volte che un visitatore ritorna sul tuo sito, e potenzialmente prolunga la data di scadenza all'infinito.

Nel caso tu voglia che i dati vengano cancellati 14 mesi dopo il momento in cui sono stati registrati, indipendentemente dal ritorno dell'utente sul tuo sito, dovrai impostare il selettore su OFF.

Conclusione

Questa è sicuramente una novità importante che aiuterà i proprietari di siti web e le agenzie ad adeguarsi al GDPR entro i termini di legge. La cancellazione dei dati non deve comunque spaventare, perché nel caso di Google Analytics riguarda soltanto i dati non aggregati: la maggior parte dei report quindi sarà fruibile all'infinito e senza limitazioni temporali.

Aspettiamo con curiosità le mosse degli altri player come Facebook, per vedere in che modo si adegueranno alla nuova normativa europea.

5 Aprile 2018

Cookie policy e Google Analytics: tutto quello che devi sapere

In questo articolo faremo chiarezza su un argomento sul quale - a meno di un mese dall’entrata in vigore della regolamentazione - c’è ancora molta confusione: Cookie policy e Google Analytics. Il nostro obiettivo è analizzare le conseguenze del General Data Protection Regulation (GDPR) sui sistemi di tracking del tuo sito web.

Aggiornamento di gennaio 2021: con il consent mode ora è tutto più facile, scoprilo qui.

Nota importante: Digital Pills è un’agenzia specializzata in data-driven marketing e analytics. Non offriamo consulenza legale, per la quale consigliamo di rivolgersi a dei professionisti. Se ti interessano gli aspetti strettamente legali del GDPR consigliamo questo articolo dello studio internazionale Bird&Bird: vai all'articolo.

Sommario

  1. Introduzione
  2. Le 5 conseguenze del GDPR sul tracking
  3. Le principali categorie di cookie (cookie tecnici, cookie di profilazione...)
  4. Un esempio di implementazione corretta
  5. Gestione dei dati demografici in Google Analytics
  6. Faq (domande frequenti)
  7. Conclusione

Introduzione

Per cominciare, cos’è esattamente il GDPR?

Il General Data Protection Regulation, anche noto come Regolamento UE 2016/679, è un regolamento europeo che ha l’obiettivo di sostituire le regolamentazioni dei singoli paesi in materia di protezione dei dati personali.

Il Regolamento è in realtà in vigore dal 2016, ma diventerà applicable il 25 maggio 2018.
A questo link puoi trovare tutti i dettagli in legalese: https://ec.europa.eu/info/law/law-topic/data-protection_en

Lo scopo di questo regolamento è semplice: proteggere i dati personali di tutti i cittadini europei attraverso una serie di regole più stringenti che indichino come le organizzazioni (aziende, enti no profit, scuole e così via) dovranno trattare i dati personali dei cittadini europei.

Una delle novità più importanti è che la normativa riguarda tutte le aziende che trattano i dati di cittadini europei, a prescindere dalla loro sede legale. Si tratta quindi di una regolamentazione che avrà un impatto a livello globale.

A quanto ammontano le multe per chi non si adegua?

Le multe saranno molto salate: fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato mondiale annuo, se superiore.

Da considerare un fatto importante: per i cittadini europei il processo di segnalazione delle violazioni sarà semplice e diretto. Il GDPR dispone, in particolare, che gli interessati possano proporre reclamo al Garante della Privacy del proprio paese.

I rischi quindi ci sono, e sono molto elevati. Adeguarsi diventa fondamentale per evitare brutte soprese.
Vediamo quindi le conseguenze che il GDPR avrà sui tuoi sistemi di tracking esistenti.

Le 5 conseguenze del GDPR sul tracking

  1. L’indirizzo IP è considerato un dato personale
    Questo significa che qualora i nostri cookie di monitoraggio lo registrino (v. di seguito la sezione dedicata a Google Analytics), dovremo informare l’utente e iniziare a tracciare questa informazione solo dopo aver ricevuto il consenso esplicito.
  2. L’informativa deve essere chiara
    Nei siti web deve essere presente una sezione (cookie policy) in cui è spiegato in linguaggio chiaro e comprensibile perché si utilizzano dei cookie specifici e per quali finalità. Un esempio molto ben fatto è quello di Mailchimp, che puoi consultare a questo link (in inglese).
  3. L'opt-in deve essere esplicito
    Uno dei pilastri del GDPR è il consenso libero e informato, quindi non saranno più validi i soliti banner che a) avvisano in modo generico (“questo sito utilizza i cookies per migliorare l’esperienza dell’utente”, chi ci hai mai creduto davvero?) b) implicano un consenso dell’utente derivato dalla semplice navigazione del sito. Insomma se al momento hai sul tuo sito uno di quei banner che dicono qualcosa del tipo “Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, a scopi pubblicitari e per migliorare servizi ed esperienza dei lettori. Se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.” è arrivato il momento di cambiarlo.ATTENZIONE: Come vedremo dopo, una delle aziende leader nella realizzazione di banner per la gestione dei cookies “GDPR compliant” è l’americana One Trust. Non è sufficiente installare uno di questi banner soltanto di facciata, ma è neccessario collegarlo ai sistemi di tracking esistenti (ad esempio utilizzando Google Tag Manager). Se ti interessa l’argomento contattaci.
  4. L'opt-out deve essere sempre possibile
    In ogni momento della navigazione (anche successivamente all’accettazione di tutti i cookie, e anche in sessioni successive alla prima) l’utente deve essere messo nella condizione di rifiutare tutti i cookie o una categoria di essi, e quindi non essere più tracciato.Ecco ad esempio il pannello di gestione dei cookie offerto da One Trust:esempio informativa cookie
  5. Il controller è responsabile dei dati inviati al processor
    Questo è un punto molto importante: il GDPR dice chiaramente che il controller (per capirci, l’azienda che installa Google Analytics sul suo sito) è responsabile dei dati inviati al processor (in questo caso, Google).Di conseguenza se il tuo sistema di tracking invia al processor - anche per errore - delle PII (personal identificaible information) come ad esempio l’indirizzo email, la tua azienda è sanzionabile.
    Stiamo parlando di uno scenario molto comune, ecco un esempio pratico che ci è capitato qualche settimana fa mentre lavoravamo sul tracking di un ecommerce di uno noto marchio di abbigliamento italiano (abbiamo ricostruito il caso nella nostra sandbox per non pubblicare dati sensibili):email URL analyticsVedi l’indirizzo email all’interno dell’URL? In pratica per come è costruito questo portale, ogni volta che un utente invia un form di contatto con degli errori, la pagina viene ricaricata inserendo i campi all’interno dell’indirizzo della pagina.Questo causava l’invio errato di una PII (in questo caso l’indirizzo email) a Google Analytics.
    Il cliente in questione rischiava non solo la multa da 20 milioni di euro, ma anche la cancellazione di tutti i dati dell’account di Google Analytics, come previsto dai termini e condizioni di servizio.Per evitare il verificarsi di questa situazione abbiamo implementato un pezzo di codice custom che ha la funzione di riconoscere e filtrare alla fonte (prima di inviarli a Google) eventuali dati personali dell’utente.

Cookie e GDPR, un rapporto impossibile?

Dopo aver appreso tutti i possibili problemi e le multe salatissime in cui rischi di incorrere, inizierai a pensare che "il gioco non valga la candela" e forse stai già pensando di eliminare del tutto il tracking dal tuo sito web. Prima di correre ai ripari, continua a leggere perché adeguarsi non è così complicato e potrebbe essere anche una buona opportunità.

Per prima cosa, ricordiamo che parlare di cookie in generale è fuorviante, oltre che impreciso. Cookie non significa tracking. I cookie sono uno dei pilastri del web, senza di loro non funzionerebbero la maggior parte dei siti che utilizziamo ogni giorno.

Cerchiamo quindi di capire esattamente cosa sono i cookie e in quali categorie si suddividono. Eh sì, perché non tutti i cookie sono uguali e le loro applicazioni sono davvero varie.

Per semplificare, esistono quattro categorie fondamentali di cookie:

  1. Cookie tecnici. Ad esempio quelli che utilizza la tua banca o qualsiasi altro sito web per l’accesso alla sua area privata per verificare l’avvenuto accreditamento dell’utente. Non possono essere disattivati perché altrimenti il sito smetterebbe di funzionare.
  2. Cookie di performance e funzionalità. Esempio Google Analytics. Questi cookie sono utilizzati per migliorare le performance e le funzionalità del sito web, ma non sono essenziali per la sua fruizione.
    Per fare l’esempio di Google Analytics, tutte le informazioni raccolte sono aggregate e quindi anonime (sempre che abbiate anonimizzato l’IP del visitatore).
  3. Cookie di analisi e personalizzazione. Esempio Hotjar. Questi cookie raccolgono informazioni che sono elaborate in forma aggregata per capire come il sito web è utilizzato dagli utenti o per personalizzare l’esperienza in base alla categoria di fruitore.
  4. Cookie di profilazione. Esempio Facebook pixel. Questi sono i famosi cookie di remarketing, ad esempio quelli che permettono a booking.com di seguirti per settimane con i suoi banner sul viaggio in Grecia che ormai hai già prenotato. Sono anche qualli che permettono di profilare gli utenti e far capire ad un sito di ecommerce che i suoi acquirenti più assidui sono le donne tra i 35 e i 40 anni a cui piace Chanel.

Un esempio di tracking che rispetta la GDPR

Sul sito della nostra agenzia abbiamo scelto di implementare One Trust qualche mese prima dell'entrata in vigore del GDPR. Ecco come funziona il sistema:

  1. Per prima cosa abbiamo aperto un account gratuito sul sito di One Trust, a questo link. L'account gratuito presenta numerose restrizioni (ad esempio è disponibile solo in inglese), ma è un buon punto di partenza.
  2. Abbiamo quindi installato direttamente il codice fornito dalla piattaforma all'interno del nostro sito.
  3. Una volta installato, ai nuovi visitatori viene mostrato un banner nella parte bassa dello schermo in cui viene richiesto se desiderano accettare tutti i cookies:
  4. Se l'utente non clicca su "accetto" oppure chiude la notifica, i cookie di profilazione e di conversione non vengono attivati (nemmeno la sezione "demographics" di Google Analytics.
  5. Anche dopo aver cliccato su "accetto" l'utente può modificare in ogni momento la propria preferenza accedendo al pannello di gestione delle preferenze presente nel footer della pagina:esempio informativa cookie

Come gestire le informazioni demografiche all'interno di Google Analytics

Come probabilmente già saprai, all'interno di Google Analytics è presente una sezione molto interessante che raccoglie le informazioni demografiche e sugli interessi sui tuoi visitatori:

Tutte informazioni molto utili, se non fosse per un problema: per raccogliere questi dati Google deve inserire all'interno del tuo sito web lo script di DoubleClick, che rientra tra i cookie di profilazione. Per rispetto della normativa GDPR è quindi necessario richiedere il consenso all'utente prima di attivare queste funzioni. Fino a poche settimane fa risolvere questo problema era abbastanza complicato, ma grazie all'introduzione del campo allowAdFeatures è diventato (quasi) un gioco da ragazzi. Vediamo come fare.

Il modo più semplice per gestire questa situazione è attraverso Google Tag Manager, strumento che dovresti già conoscere. Quello che devi fare è semplicemente modificare il tag di Google Analytics aggiungendo un nuovo campo, chiamato appunto allowAdFeatures.

Come vedi, il valore che dovrai dare a questo campo è quello di una variabile all'interno della quale hai salvato la preferenza dell'utente.

FAQ (domande frequenti)

Google analytics deve essere bloccato per rispettare la GDPR?
No, se hai impostato il campo anonymizeIp a true. Cosa significa? In pratica devi comunicare preventivamente a Google che non vuoi che gli indirizzi IP degli utenti vengano registrati. Come fare? Dipende se utilizzi Google Analytics o Google Tag Manager:

Come anonimizzare gli ip se utilizzi google analytics

Se Google Analytics è stato inserito direttamente all'interno del codice da te o dagli sviluppatori, è necessario anonimizzare le hit (ad esempio le visualizzazioni di pagina) che vengono inviate a Google. Per farlo, devi modificare la riga di codice di gtag.js in questo modo, impostando il parametro anonymize_ip a true:

gtag('config', '<GA_TRACKING_ID>', { 'anonymize_ip': true });

Ricordiamo che l'implementazione di Google Analytics consigliata è quella tramite Google Tag Manager.

Come anonimizzare gli ip se utilizzi google tag manager

Se il tuo sito web utilizza Google Tag Manager, sarà sufficiente modificare la variabile dei google analytics settings aggiungendo il field to set anonymizeIp e dandogli valore true.

La mia azienda ha sede all’estero, il GDPR è applicabile?
Sì, su questo punto la regolamentazione parla chiaro: non conta la sede fisica dell’azienda ma la residenza dell’utilizzatore. Il regolamento vuole tutelare tutti i cittadini europei, quindi qualsiasi sito web accessibile dall’Europa è tenuto ad adeguarsi. In pratica, tutto il mondo.

Cosa rischio se non mi adeguo al GDPR?
Le multe sono salate: fino a 20 milioni di euro oppure il 4% del fatturato annuo globale (se superiore).

Conclusione

Le opportunità possono essere superiori ai costi: dopo il recente caso Cambridge Analytica le persone hanno perso la fiducia nei giganti del web, questa potrebbe essere una buona occasione per ricostruirla. Dopotutto ci sembra giusto che l’Europa prenda una posizione forte su un tema così delicato dopo che gli Stati Uniti si sono rivelati incapaci di farlo.

4 Aprile 2018

Come installare e configurare Google Analytics. La guida per incominciare.

In questo articolo vedremo come installare e configurare correttamente Google Analytics.

Prima di partire sappi che c'è un nuovissimo aggiornamento di Google Analytics, si tratta infatti della versione 4.0. Se vuoi scoprirla leggi questo articolo.

  1. Come Installare Google Analytics e Google Tag Manager
  2. Come configurare questo strumento correttamente
  3. Quando e come utilizzare i dati del tuo sito web

Tempistiche di lettura ed installazione:

  • Installare Google Analytics e Google Tag Manager: 1/2 ore
  • Configurare questo strumento correttamente: 30 minuti
  • Utilizzare i dati del tuo sito web: dipende dalla complessità del tuo sito web

Perché è importante installare Google Analytics correttamente

Lo sai già? Vai direttamente a:

Google Analytics è uno strumento potentissimo, ma utilizzarlo senza conoscerlo rischia semplicemente di farti perdere un sacco di tempo. Ti faccio un esempio: guardare quanti visitatori ci sono sul tuo sito in questo momento può essere interessante e può renderti particolarmente felice (o triste), ma non porterà ad analisi rilevanti. Però questo report è utilissimo per un altro scopo: ti serve per verificare se Google Analytics sta ricevendo gli input correttamente.

report real time google analytics

Mettiamo che tu voglia sapere in quante persone guardano un video sulla tua home page: questa informazione di default non è accessibile nel tuo account. Per saperlo dovrai configurare Google Analytics, mentre il report real time (tempo reale) ti serve per capire se stai sbagliando qualcosa. Un utilizzo totalmente diverso dal semplice guardare quante persone si trovano sul tuo sito in questo momento...

A che cosa serve veramente Google Analytics?

Semplice: ti aiuta a prendere delle decisioni basate sui dati e non sulle tue opinioni. Ecco alcuni esempi di cosa ti permette di fare:

  • Conoscere le caratteristiche demografiche dei visitatori del tuo sito web
  • Capire dove investire i tuoi soldi: Google Analytics, se configurato correttamente, ti permette di capire quali canali (ex Facebook Ads) generano più vendite. Con questi dati in mano potrai decidere dove aumentare l'investimento e dove ridurlo.
  • Nel caso tu abbia un e-commerce quali siano i prodotti più visualizzati/più venduti.
  • Identificare eventuali problemi del tuo sito web, ad esempio se ci sono delle pagine con un alto tasso di visite in entrata ed un alto bounce rate (tasso di abbandono della pagina senza aver fatto nessuna azione).

Come installare Google Analytics

Hai già installato Google Analytics? Vai direttamente a:

Ci siamo, ecco di cosa hai bisogno:

  1. Account Google
  2. Accesso al sito su cui vuoi installare Google Analytics

Vediamo insieme il processo passo a passo:

Installare Google Analytics

  • Seleziona Sign Up in alto a destra e arriverai alla schermata successiva

Installare Google Analytics

Account name: è il nome dell'account - utilizza il nome della tua società

Website name: è il nome del sito web

URL: l'URL, scegli https se hai installato il certificato sicurezza SSL. Se non sai cosa sia lascia http.

Industry: scegli il settore in cui opera la tua società.

Reporting time zone: scegli il paese in cui il tuo sito viene visualizzato.

Arriverai su una pagina come questa, salvati lo script evidenziato nel rettangolo rosso.

Installare Google Analytics

 

Se non hai tempo e vuoi finire il processo in un secondo momento potrai sempre ritrovare lo script con pochi passaggi:

  • Seleziona admin

Installare Google Analytics

  • click su tracking code

Installare Google Analytics

A questo punto, dovrai installare il tracking code (quello nel rettangolo rosso) nel tuo sito web, ci sono vari modi:

  • Il metodo consigliato: utilizzare Google Tag Manager
  • Chiedi a chi ti ha sviluppato il sito di farlo
  • Se hai sviluppato il sito in Html devi inserire questo codice il più in alto possibile nell' <head> del sito
  • Se hai sviluppato il tuo sito con un CMS, come ad esempio WordPress puoi scaricare un semplice plugin. Ti consiglio di utilizzare Google Analytics Dashboard for WP (GADWP)

Ottimo: a questo punto Google Analytics dovrebbe essere installato e funzionante sul tuo sito web.

Controlla se Google Analytics è installato correttamente in questo modo:

  1. Apri il tuo sito in una nuova finestra
  2. Accedi al tuo account analytics e apri il report real time
  3. Seleziona "content" e verifica se la pagina che stai visualizzando è visibile su Google Analytics

Installare Google Analytics- checkYohoooo! Analytics è installato e funziona!

Come configurare Google Analytics

È arrivato il momento di passare alla configurazione del tuo account. Come accennato poco fa, Google Analytics così come lo vedi ti permette di sfruttare solo una piccola percentuale delle sue potenzialità. Questo manuale ti permetterà di configurarlo in modo corretto.

Cosa fare:

  1. Crea 3 view, suggerite da Google come best practice
  2. Abilita i rapporti demografici 
  3. Collega e configura la Search Console
  4. Abilita remarketing & advertising 
  5. Imposta gli obiettivi (GOAL)

1. Crea 3 view su Google Analytics, suggerite da Google come best practice

IMPORTANTE: per poter vedere le interazioni degli utenti fra siti diversi, i siti devono essere configurati su Google Analyitcs sotto lo stesso account. Se per esempio hai un sito web ed un blog, non devi creare 2 account diversi, ma 2 viste (view). In questo modo ti sarà possibile capire se lo stesso utente è passato dal sito al blog e viceversa. Per tracciare gli utenti Google utilizza i cookie, quindi se crei 2 account diversi non potrai vedere le interazioni degli utenti perché Google li categorizzerà come appartenenti a due società diverse.

Per i motivi di cui ti ho appena parlato è importante che la struttura dell’account di Google Analyitcs rifletta quello della tua società/blog etc. Se hai una società che opera in diversi paesi, potrai creare delle viste differenti per ogni paese e dare accesso ai responsabili solo per la parte di loro competenza.

Quando si crea una property, Analytics imposta automaticamente una vista non filtrata, chiamata "All website data". Questa contiene tutti i dati, grezzi e privi di modifiche.

Le best practice consigliano di modificare il nome di questa vista in "Raw data": in questo modo ti ricorderai che quiei dati non sono stati filtrati.

Ti consigliano poi di configurare altre due view:

  • Test View, per verificare le impostazioni. Per evitare di perdere inavvertitamente qualche dato a causa di configurazioni errate
  • Master View, la vista che utilizzerai per report e analisi.

Per impostare una nuova vista:

  • Apri la tab amministratore
  • Seleziona “create new view”

  • Scegli il nome per la tua vista

Il gioco è fatto! Puoi passare al passaggio successivo.

2. Abilita i rapporti demografici a livello di property

Questi rapporti di Google Analytics forniscono informazioni sull'età e sul sesso degli utenti, ma non solo: anche sugli interessi che esprimono durante la navigazione e quando fanno acquisti online.

Prima di poter visualizzare o utilizzare questi dati in Analytics, è necessario:

  1. Attivare le funzioni di generazione dei rapporti sulla pubblicità per la tua proprietà
  2. Attivare i rapporti Dati demografici e Interessi per la vista

COME FARE

  • Vai su audience, seleziona rapporti demografici e clicca "enable"

3. Configura la Search Console

Configurare la search console tramite Google Analytics ti serve per capire attraverso quali ricerche il tuo sito viene pubblicato sulle pagine di Google.

I report di Search Console in Analytics forniscono informazioni sul rendimento del traffico di ricerca organica. Permettono di visualizzare dati come le query (ricerche) degli utenti e il numero di volte in cui gli URL del sito vengono pubblicati nei risultati di ricerca (impressioni) e i dati post-clic relativi al coinvolgimento sul sito (come la frequenza di rimbalzo e il tasso di conversione). Questa combinazione di dati consente di ottimizzare il sito per il traffico più redditizio.

COME FARE

  • vai su Acquisizione -> Search console -> Queries e seleziona il bottone relativo alla Search Console

4. Abilita remarketing & advertising su Google Analytics

Abilitando le funzioni pubblicitarie, permetti a Google Analytics di raccogliere dati sul traffico oltre ai dati raccolti tramite un'implementazione standard di Google Analytics. Prima di abilitare le funzioni pubblicitarie, è necessario rivedere e aderire alle norme applicabili.

COME FARE

  • vai su Admin -> Property -> Tracking Info -> Data Collection, poi attiva Remarketing & Advertising Reporting Features

 

5. Imposta i goal di Google Analytics

I goal sono importantissimi: ti permettono di valutare in che misura il sito realizza i tuoi obiettivi. Un goal rappresenta la realizzazione di un'azione, che si definisce conversione, che contribuisce al successo della tua attività. Esempi di goal sono: l’acquisto, l'invio di un modulo con le informazioni di contatto, l'avvenuta registrazione.

La definizione dei goal è fondamentale per il tuo piano di analisi dei dati. Se gli obiettivi vengono configurati correttamente, Analytics fornisce informazioni di importanza critica, come il numero di conversioni e il tasso di conversione del sito. Ma attenzione: senza queste informazioni, è quasi impossibile valutare l'efficacia delle attività e delle campagne di marketing.

Prima di impostare i goal su Google Analytics, è bene partire con carta e penna e schematizzare il customer journey: identificare cioè le azioni che ci aspettiamo che un visitatore faccia durante il processo di conversione. L’ultimo step di tale processo rappresenta il fine ultimo del nostro sito (ad esempio la vendita del prodotto).

Dobbiamo quindi identificare le milestone del processo: le azioni che rappresentano una meta importante nel raggiungimento dell’obiettivo finale  (ad esempio iscrizione alla newsletter o il download PDF).

Una volta chiari i passaggi del processo ideale, possiamo tradurre le milestones in goal.

IMPORTANTE: Esistono due tipi di goal:

  • Macro-goal = rappresentano gli obiettivi primari del sito, ad esempio vendere per un sito di e-commerce o richiesta di contatto per un sito di lead generation.
  • Micro-goal = rappresentano azioni secondarie che gli utenti spesso effettuano prima di convertire o indicatori di interesse (es download coupon, chiedere info...)

È importante tracciare i micro-goal ma NON SI DOVREBBE OTTIMIZZARE PER MICRO CONVERSIONI. Quello che importa è il MACRO GOAL!

COME FARE

I goal vengono configurati a livello di view: ogni view può includere un massimo di 20 obiettivi. Ricorda che i goal non possono essere eliminati una volta impostati, ma è possibile solo interrompere la registrazione dei dati ad essi relativi.

Puoi anche attribuire agli obiettivi un valore monetario, per determinare il valore di tali conversioni per la tua attività.

Set up

Per impostare i goal su Google Analytics:

  1. Vai su Admin > View
  2. Clicca su Goal > New Goal

Goal set up

  1. Seleziona l’opzione Custom

Goal description

  1. Assegnare un nome al goal. Il nome deve essere chiaro e intuitivo, facile da interpretare anche per coloro che non lo hanno creato
  2. Selezionare il tipo di goal

Su Google Analytics esistono 5 tipi di goal:

  • Destinazione:  Viene caricato uno specifico URL. Esempio: grazie per la registrazione. (schermata della pagina web o dell'app)
  • DurataSessioni che durano per un determinato periodo o più a. Esempio: 10 minuti o più trascorsi su un sito di assistenza
  • Pagine/schermate per sessione: Un utente visualizza un determinato numero di pagine o schermate. Esempio: Sono state caricate 5 pagine o schermate
  • EventoViene attivata un'azione specifica definita come evento (PERSONALIZZATA. Implementata attraverso tag manager). EsempioRaccomandazione su un social network, riproduzione di un video, clic su un annuncio, clic su uno specifico bottone

In pratica ti permettono di:

  1. Valutare l’efficacia delle campagne marketing sulla base di obiettivi da te impostati (su Analytics: ACQUISITION > CAMPAIGN > ALL CAMPAIGN)
  2. Capire quale segmento della tua audience ( caratteristiche demografiche e tecnologiche) converte di più (su Analytics: AUDIENCE)
  3. Capire da quali canali arriva il traffico che genera più conversioni e da quali fonti (su Analytics: ACQUISITION)
  4. Rendono disponibili in una serie di report con scopi speciali (su Analytics: CONVERSIONS)

Come utilizzare correttamente Google Analytics

Per questo abbiamo preparato una guida apposita, iscriviti alla nostra newsletter per riceverla in regalo:

Alla prossima
Stefano
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