Questo articolo si propone di essere una guida base a Google Tag Manager.

Approfondiremo il funzionamento di GTM, uno strumento gratuito di gestione dei tag sviluppato da Google. In pratica GTM permette di gestire gli script di tracciamento e conversione installati sul tuo sito web, sia di Google che di terze parti. Ad esempio Google Analytics, il pixel di Facebook, Hotjar, etc.

Da un punto di vista formale, GTM è una libreria javascript, ma questo non ti deve spaventare perché potrai utilizzare questo strumento ad un livello base o addirittura intermedio senza scrivere una riga di codice. Se invece ti volessi addentrare in utilizzi più complessi, la conoscenza di javascript, HTML e CSS diventa fondamentale.

Per tutti i dettagli, vai al nostro articolo sui 3 modi di utilizzare GTM.

Perché esiste GTM?

Iniziamo da una domanda semplice: perché esiste Google Tag Manager, ed in generale a cosa servono gli strumenti di gestione dei tag?

Questi strumenti sono nati per risolvere un problema fondamentale delle aziende: rendere i dipartimenti di marketing indipendenti dall’IT.

Prendiamo ad esempio il caso di un ecommerce che investa in campagne Facebook, e che voglia tracciare l’impatto di queste campagne sulle vendite. Per farlo, dovrà installare il pixel di conversione di Facebook all’interno della pagina di conferma ordine. In pratica, si tratta di inserire un piccolo pezzo di codice come questo all’interno di alcune pagine del sito.

In passato, per fare una cosa del genere il nostro dipartimento marketing avrebbe dovuto aprire un ticket con gli sviluppatori e aspettare diversi giorni perché la modifica venisse pubblicata. In caso per qualche motivo il codice del pixel Facebook fosse cambiato il processo si sarebbe dovuto ripetere dall’inizio.

Come è ovvio, questo flusso di lavoro è lungo e inefficiente.

I sistemi di gestione dei tag sono stati inventati per permettere ai dipartimenti di marketing di lavorare in autonomia sul tracciamento del sito web, ad esempio arricchendo i dati inviati a Google Analytics o impostando nuovi pixel di conversione.

Tuttavia, Google Tag Manager è uno strumento così potente e flessibile che è assolutamente consigliato anche agli utenti più avanzati e agli sviluppatori. Così consigliato che Google stesso lo indica come modo corretto per installare GA.

Da un grande potere deriva una grande responsabilità

Prima di continuare ci teniamo ad inserire un avviso importante.

Se è vero che Google Tag Manager è uno strumento può essere utilizzato anche da chi inizia a sudare davanti ad una riga di codice, è anche vero che deve essere usato responsabilmente. Se si effettuano le operazioni sbagliate è infatti possibile rendere inutilizzabile il sito su cui GTM è installato.

Se sei alle prime armi il nostro consiglio è quindi quello di iniziare a “giocare” con GTM all’interno di una sandbox, un sito di test in cui eventuali danni non hanno nessuna conseguenza.

Aprire e installare GTM all’interno del tuo sito web

Come abbiamo già detto, aprire un account di GTM è gratis e puoi farlo a questo link. Abbiamo preparato un breve video che ti illustrerà come aprire un account, eccolo:

Google Tag Manager è un sostituto di Google Analytics?

Ottima domanda! La risposta è NO.

I due strumenti sono pensati per lavorare insieme. In un certo senso GTM fornisce i superpoteri a Google Analytics (GA) fornendogli dati più precisi e completi. In questo modo le analisi che possiamo condurre su GA saranno più approfondite.

I due pilastri di GTM: tag e attivatori

Le due componenti fondamentali di GTM sono i tag e gli attivatori, che vanno a braccetto. Ad ogni tag dovrà sempre essere associato un attivatore, vediamo perché.

Tag e attivatori in Google Tag Manager rispondono a due domande fondamentali: COSA (tag) e QUANDO (trigger). Nella sezione tag è infatti possibile inserire gli script che si vogliono “sparare” all’interno del sito web, per esempio il pixel di Facebook o il codice di Hotjar. I trigger invece dicono quando questo specifico tag deve essere sparato.

Come al solito, è più semplice vedere un’applicazione pratica!

Come installare Google Analytics tramite Google Tag Manager?

Per chiarire il ruolo di tag e trigger abbiamo preparato un breve video che ti guiderà passo-passo in una delle prime operazioni che (probabilmente) vorrai fare una volta installato GTM sul tuo sito web: il collegamento di Analytics tramite Tag Manager.

Le variabili di Google Tag Manager

Come avrai notato, sotto alla sezione dedicata agli attivatori è presente una voce di menu "variabili". Diciamo subito che per sfruttare al meglio le potenzialità delle variabili è necessario conoscere in modo più approfondito il funzionamento di GTM, e avere un'infarinatura di HTML / CSS e di javascript.

Approfondire il ruolo delle variabili non è quindi lo scopo di questo articolo: se ti consideri un utente avanzato ti consigliamo l'ottimo post di Simo Ahava sull'argomento.

Le cartelle di Google Tag Manager

L’ultima macro-sezione che troverai all’interno di GTM è quella delle cartelle. Qui il discorso è molto semplice: le cartelle servono a categorizzare tag e trigger per rendere più semplice trovare quello che stai cercando.

Conclusioni

Google Tag Manager è probabilmente uno degli strumenti allo stesso tempo più potenti e sottovalutati nel settore del digital marketing. Il nostro consiglio è di iniziare ad usarlo da subito, la curva di apprendimento potrebbe sembrare un po’ ripida all’inizio, ma ne vale la pena.

Se sei alla ricerca di un corso strutturato su GTM, Google ha creato un corso gratuito che puoi trovare a questo link.



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