31 Maggio 2018

Come fare un’indagine sui tuoi consumatori

In questo articolo imparerai a costruire un sondaggio per fare un'indagine sui tuoi consumatori. Questo ti aiuterà a conoscere meglio il tuo target, i suoi bisogni e come questo si relaziona al tuo prodotto.

Affronteremo tre argomenti: perché è importante studiare i tuoi consumatori, quali sono le domande principali che dovresti fare e gli accorgimenti pratici su come organizzarla.

Perché è importante conoscere il target?

Lo studio del target è fondamentale per la tua strategia di marketing e per il tuo obiettivo di business. Infatti, se il tuo obiettivo sono le conversioni, devi sapere che queste aumentano nel momento in cui il pubblico incontra delle offerte che sono rilevanti per le sue necessità. Come puoi creare un’offerta rilevante per il tuo pubblico se non sai quali sono le sue necessità? Non puoi.

Quindi: conoscere il tuo target è fondamentale per aumentare le vendite.

Come studiare il tuo target: indagine sui consumatori.

Se non hai dati a disposizione, la scelta migliore da fare è creare una survey da sottoporre ai tuoi consumatori. Tranquillo, non devi mandarla ai tuoi clienti di sempre, solo quelli che hanno acquistato qualcosa negli ultimi mesi. Comunque non più di un centinaio: con un numero così avrai abbastanza dati (e lavoro da fare).

Perché è importante fare un indagine sui consumatori?

  1. Puoi conoscere le loro informazioni demografiche (l’età, la provenienza, il genere…)
  2. Per capire il loro linguaggio: il modo in cui esprimono perché hanno scelto il tuo prodotto, i suoi punti di forza. Questo feedback è fondamentale per la tua comunicazione.
  3. Il fatto di dare loro la parola creerà maggiore engagement con te e con il tuo prodotto.

Vediamo quali sono le domande fondamentali per un' indagine sui tuoi consumatori.

  1. Chi sei?

In questa fase è necessario raccogliere le informazioni demografiche sui tuoi consumatori, come la loro età, il loro genere, la loro provenienza (ti consigliamo di chiedere solo informazioni che secondo te possono essere interessanti, senza esagerare con le domande personali). Se la tua azienda si occupa di b2b, le informazioni importanti in questa fase possono essere l’azienda per cui lavora il tuo cliente e quale posizione ricopre.

  1. Per cosa utilizzi il mio prodotto?

Questa domanda è fondamentale per capire che problemi risolve il tuo prodotto. Potresti trovare informazioni e usi interessanti che non avevi immaginato.

  1. Come è migliorata la tua vita utilizzando il mio prodotto?

In questo modo i tuoi clienti esporranno dei miglioramenti tangibili. Questa domanda è molto importante perchè capirai con che parole i tuoi clienti descrivono i benefici dei tuoi prodotti.  

  1. Hai considerato alternative al mio prodotto?

In questo modo saprai a cosa viene paragonato quello che offri e potrai fare un’analisi dei tuoi competitors.

  1. Perché hai scelto il mio prodotto rispetto agli altri?

Utilissimo per capire quali sono i punti di forza rispetto ai tuoi competitors.

  1. Quali dubbi hai avuto prima di scegliere il mio prodotto?

In questo modo puoi identificare i punti di frizione, dove i tuoi contenuti non sono stati chiari.

  1. C’erano delle domande che avevi a cui non hai trovato risposta sul mio prodotto?

Questo perché una buona percentuale di acquisti non sono completati a causa di informazioni insufficienti: è importantissimo sapere se nelle tue descrizioni mancavano dei punti.

  1. Vorresti dire altro?

L’ultima domanda deve dare spazio alla voce del tuo interlocutore: è in questo momento che si sentirà libero di esprimersi. Le risposte in questa sezione potrebbero riservarti non poche sorprese.

PRO TIP: Consigli strategici sulle survey

A questo punto dovresti avere chiari gli step per fare un’indagine sui tuoi consumatori. Alcuni consigli strategici:

  1. KISS! Ma non nel suo senso tradizionale: keep it short, stupid! Non esagerare con le domande: chiedere troppo più mettere in soggezione il tuo interlocutore e generalmente un questionario troppo lungo rischia di generare risposte più povere.
  2. Dal vivo o online? La risposta qui è: dipende. Ci sono molti fattori che influenzano questa scelta: il tempo, il budget che hai per la ricerca, la disponibilità dei tuoi consumatori. In generale può essere buona pratica un questionario online (noi li costruiamo spesso con Typeform) rivolto ad un numero relativamente grande di persone per individuare i trend e poi approfondire con alcune interviste o focus group con le persone che si sono dimostrate più disponibili o che sono in linea con il trend principale.
  3. Fai una domanda alla volta. “Come hai trovato il mio sito? Hai capito subito a cosa serviva il mio prodotto? C’erano degli aspetti non convincenti? E quelli convincenti?” Così non funziona: lo confondi. Una domanda alla volta permette al tuo interlocutore di focalizzarsi e concentrarsi su un singolo aspetto. Se vuoi risposte di qualità, devi lasciare il tempo alle persone di sviluppare i propri discorsi.
  4. Usa sia risposte multiple che le risposte aperte, lascia spazio per le loro parole: vedere come i tuoi consumatori si esprimono rispetto al tuo prodotto e ai suoi benefici è un ottimo metodo per sviluppare una strategia adeguata di content marketing.
  5. Dai qualcosa in cambio: offri un buono sconto, una spedizione gratuita o una consulenza in cambio delle loro risposte. Questo aumenterà il loro interesse e  il loro engagement.

Conclusioni

In questo articolo abbiamo visto perché fare un'indagine sui tuoi consumatori , quali sono le domande principali che dovresti fare loro e alcuni accorgimenti pratici su come organizzarla. 

Teniamo a dirti però che lo studio del target non si esaurisce in una singola indagine. Lo studio del target è composto da più fasi e diverse tecniche che da sole non possono darti tutte le informazioni di cui hai bisogno ma che unite insieme rappresentano un enorme potenziale per le tue strategie di marketing!

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi sapere qualcosa di più sul target potrebbe interessarti anche: I tuoi contenuti sono giusti per il tuo pubblico?

 

9 Aprile 2018

Come impostare l’analisi del proprio sito con Google Analytics

Oggi parliamo di come impostare l'analisi del proprio sito con Google Analytics.

Attenzione: è stata da poco rilasciata l'ultima versione di Google Analytics, dai un'occhiata qui.

È sempre più diffusa l’idea che è importare monitorare il proprio sito web e che per farlo bisogna installare Google Analytics.

Ma cosa comporta monitorare il proprio sito web? Comporta analizzare i dati digitali nella maniera corretta, seguendo un processo ben preciso.

Inizialmente dobbiamo capire di quali dati abbiamo bisogno, poi dobbiamo configurare il sistema di tracking (Google Tag Manager e Google analytics) in modo da ottenere questi dati e, come ultimo step, possiamo analizzare i dati.

La fase del processo che permette di capire di quali dati abbiamo bisogno è chiamata Business Understanding ed è quello di cui parleremo in questo articolo.

INTRODUZIONE

Partiamo subito per vedere come impostare l'analisi del proprio sito con Google Analytics.

Una volta installato Google Analytics sul sito, quasi immediatamente abbiamo a nostra disposizione circa 100 report ricchi di dati e grafici.

Avere a disposizione dei dati non richiede quasi nessuno sforzo.
Ottenere dei buoni dati richiede invece più impegno.

Quali caratteristiche hanno dei buoni dati?
Una definizione efficace è “cifre da cui è possibile trarre delle conclusioni”. Se i dati raccolti non ci ci aiutano a prendere delle decisioni sulle nostre iniziative di marketing, o più in generale sulle nostre strategie digitali, allora possiamo fare a meno di aprire il nostro account Analytics.

Immaginiamo che il processo di analisi dei dati digitali corrisponda alla costruzione di un edificio. La raccolta di buoni dati equivale alle fondamenta.

Tuttavia, prima di iniziare a costruire le fondamenta, normalmente bisogna disegnare la piantina della struttura e pensare ai requisiti che l’edificio deve soddisfare. Questa fase, nel processo di analisi dei dati digitali, è chiamata Business Understanding.

Durante questa fase dovremo definire:
1. Gli obiettivi aziendali,
2. I goal da raggiungere,
3. Le strategie e le tattiche a supporto degli obiettivi,
4. I KPIs,
5. I segmenti da analizzare,
6. Le Business Questions.

I primi 5 punti dell’elenco sono i componenti di quello che viene definito il “Piano di Misurazione”. Il Piano di Misurazione è un documento che traduce gli obiettivi aziendali in KPIs specifici per l’azienda. Grazie alla creazione di questo piano possiamo capire quali dati vogliamo visualizzare su Analytics.

Le Business Questions non fanno parte del Piano di Misurazione, ma sono un elemento importante della fase di Business Understanding. Le Business Questions sono delle domande che mirano a comprendere meglio le ragioni e le azioni che favoriscono la crescita e la prosperità del proprio business. Pensando prima alle domande a cui vogliamo rispondere, possiamo capire se i dati che abbiamo a disposizione su analytics sono sufficienti o se è necessario raccoglierne altri.

Vediamo ora più nel dettaglio i diversi concetti.

IL PIANO DI MISURAZIONE

Quali sono gli elementi del Piano di Misurazione, e a quali domande dobbiamo rispondere per definirne i contenuti?

Obiettivi aziendali

Gli obiettivi aziendali sono la risposta alla domanda: “Perché il mio sito esiste?”
Oppure: “Essere sul web, come può contribuire al successo del mio business?”

Gli obiettivi aziendali sono quindi strategici e di alto livello.

L’obiettivo aziendale può essere ad esempio:

  • Raccogliere Lead (nel caso di un sito di Lead Generation)
  • Vendere i prodotti (nel caso di un e-commerce)
  • Far consumare una grande quantità di contenuti (nel caso di un blog)
  • Far completare una sequenza di supporto guidata (nel caso di un sito di informazione o di supporto online)

Goal

I goal, più specifici degli obiettivi aziendali e soprattutto misurabili, rappresentano COSA vogliamo raggiungere.

Ad esempio, se il nostro obiettivo aziendale di alto livello è vendere i prodotti di un e-commerce, i goal (misurabili e specifici) in cui esso potrebbe tradursi, sono l’aumento del numero di utenti del sito, la diminuzione della la bounce rate, l’aumento del tasso di conversione.

Quando definiamo i goal a cui puntare, dobbiamo considerare che ne esistono di due tipologie: i macro e micro goal.

1) I macro-goal rappresentano gli obiettivi primari del sito e per definirli dobbiamo chiederci:
“Quali sono le azioni che un utente può compiere sul mio sito maggiormente correlate ai ricavi?”
La risposta ad esempio può essere “Effettuare un ordine” nel caso di un e-commerce,

2) I micro goal si dividono a loro volta in due categorie:
Milestones del processo, cioè le azioni che identificano gli step precedenti che l’utente deve effettuare prima di arrivare al macro-goal.
Azioni secondarie, cioè quelle azioni che, se compiute, sono indice di interesse e fiducia, ma non direttamente collegate al profitto.
Per definire i micro goal della categoria milestones dobbiamo chiederci:
“Quali azioni l’utente solitamente compie sul sito prima di poter completare il macro-goal?”
Ad esempio, nel caso di un e-commerce, la risposta può essere:
“La visualizzazione della pagina di un prodotto, l’aggiunta del prodotto al carrello, la visualizzazione della pagina di check out”.

Per definire i micro-goal della categoria azioni secondarie possiamo farci questa domanda:
“Quali azioni che l’utente può compiere sul sito sono indice di interesse e coinvolgimento?”
La risposta può essere ad esempio: “Il download di coupon”.

Strategie e tattiche

La strategia rappresenta il COME vogliamo convincere gli utenti a compiere le azioni che desideriamo. La strategia consiste in un piano d'azione a lungo termine, utilizzato per organizzare le azioni tese a raggiungere i goal.

Per Tattica intendiamo invece il metodo, gli strumenti e i mezzi utilizzati per conseguire gli obiettivi predefiniti.

Per identificare le strategie e le tattiche dobbiamo rispondere alla domanda:
“Come intendiamo raggiungere i macro goal? Con quali metodi e strumenti?”
La risposta può essere ad esempio: “Attraverso delle campagne a pagamento su Adwords, mirate al marketing dei prodotti e contemporaneamente facendo delle campagne di brand awareness su facebook”

KPIs

I KPIs sono delle metriche che ci aiutano a capire come le nostre strategie e tattiche stanno performando, cioè se stanno contribuendo e quanto a raggiungere i macro goal che abbiamo definito.

I KPIs sono scelti dall’azienda e possono essere di vari tipi. Sicuramente uno o più KPIs corrisponderanno con i macro goal identificati. Infatti, il metro di giudizio principale per valutare l’efficacia della nostra strategia è il raggiungimento o meno del macro-goal, da parte di una quota maggiore di utenti. In pratica: la nostra campagna marketing è efficace se il numero di ordini aumenta grazie a questa.

Esempi di KPIs sono:

  • Tasso di conversione
  • # ordini ricevuti

Segmenti

I segmenti rappresentano dei gruppi di utenti accomunati da una o più caratteristiche. Ad esempio, dei possibili segmenti sono:

  • Gli utenti che visualizzano il sito in inglese / Gli utenti che visualizzano il sito in italiano
  • Gli utenti che si sono iscritti alla newsletter / Gli utenti che non si sono iscritti
  • Utenti che visualizzano il sito da mobile / Gli utenti che visualizzano il sito da desktop

Per identificare i segmenti dobbiamo chiederci se ci sono dei gruppi di utenti accomunati da certe caratteristiche misurabili, di cui potrebbe essere interessante esaminare il comportamento.

Una volta creato il measurement plan, la piantina dell’edificio è quasi ultimata. Manca ancora un ultimo step fondamentale, cioè riflettere sulle business questions.

BUSINESS QUESTIONS

Pensiamo a google analytics come ad un esperto che sa molte cose sul nostro sito e su come gli utenti interagiscono con esso. Per ottenere queste informazioni non è sufficiente però guardarlo, ma dobbiamo interrogarlo, fargli delle domande. Solo in questo modo otterremo delle risposte.

Le business questions sono potenzialmente infinite. Esempi di business questions sono:

  • Qual è il customer journey tipico degli utenti che convertono?
  • Quale ruolo hanno i social network nel funnel di vendita?
  • Quale tipologia di contenuto genera più vendite?
  • Come sono arrivati sul blog gli utenti che hanno generato maggiori vendite?
  • In quali step gli utenti abbandonano il percorso verso l’acquisto?
  • A quali canali (google, social network, email ecc) si possono attribuire la maggior parte delle vendite?
  • Da quali canali (google, social network, email ecc) deriva la maggior parte del traffico?

Come sono coinvolti Google Analytics e Google Tag Manager?

Una volta terminata la fase di Business Understanding dobbiamo valutare se analytics ha i dati necessari per fornirci le informazioni di cui abbiamo bisogno.

Per ottenere questi dati dobbiamo configurare alcuni elementi su Google Analytics e raccogliere dei dati con Google Tag Manager. Ecco che GTM si rivela uno strumento necessario per l'analisi del tuo sito con Google Analytics.

In particolare, su google analytics dovremo:

    • Configurare i goal, che corrispondono ai macro-goal e alle “azioni secondarie” definite nel Piano di Misurazione.

    • Configurare i funnel, che corrispondono alle “milestones del processo” definite nel Piano di Misurazione.

  • Infine configurare i custom segment, che corrispondono ai segmenti definiti nel Piano di Misurazione.

Google tag manager dovrà invece raccogliere tutti i dati di cui abbiamo bisogno, in particolare:
Il completamento delle azioni critiche per il nostro business da parte degli utenti (macro e micro goal),
I dati necessari per il calcolo dei KPIs,
I dati necessari per la creazione dei segmenti,
e quelli necessari per rispondere alle business questions.

CONCLUSIONI

La fase di business understanding spesso viene saltata o fatta frettolosamente, in quanto non ne viene percepito il valore.

Ma come possiamo pensare di fare qualcosa di complesso senza prima fermarci a riflettere? Il risultato sarà per forza di cose insoddisfacente o, peggio ancora, inutile.

Quindi avere un piano e sapere qual è la meta che vogliamo raggiungere è indispensabile per ottenere dei buoni risultati.

Speriamo che ti sia stato utile questo articolo su come impostare l'analisi del proprio sito con Google Analytics. Se hai domande, non esitare a contattarci!

5 Aprile 2018

Cookie policy e Google Analytics: tutto quello che devi sapere

In questo articolo faremo chiarezza su un argomento sul quale - a meno di un mese dall’entrata in vigore della regolamentazione - c’è ancora molta confusione: Cookie policy e Google Analytics. Il nostro obiettivo è analizzare le conseguenze del General Data Protection Regulation (GDPR) sui sistemi di tracking del tuo sito web.

Aggiornamento di gennaio 2021: con il consent mode ora è tutto più facile, scoprilo qui.

Nota importante: Digital Pills è un’agenzia specializzata in data-driven marketing e analytics. Non offriamo consulenza legale, per la quale consigliamo di rivolgersi a dei professionisti. Se ti interessano gli aspetti strettamente legali del GDPR consigliamo questo articolo dello studio internazionale Bird&Bird: vai all'articolo.

Sommario

  1. Introduzione
  2. Le 5 conseguenze del GDPR sul tracking
  3. Le principali categorie di cookie (cookie tecnici, cookie di profilazione...)
  4. Un esempio di implementazione corretta
  5. Gestione dei dati demografici in Google Analytics
  6. Faq (domande frequenti)
  7. Conclusione

Introduzione

Per cominciare, cos’è esattamente il GDPR?

Il General Data Protection Regulation, anche noto come Regolamento UE 2016/679, è un regolamento europeo che ha l’obiettivo di sostituire le regolamentazioni dei singoli paesi in materia di protezione dei dati personali.

Il Regolamento è in realtà in vigore dal 2016, ma diventerà applicable il 25 maggio 2018.
A questo link puoi trovare tutti i dettagli in legalese: https://ec.europa.eu/info/law/law-topic/data-protection_en

Lo scopo di questo regolamento è semplice: proteggere i dati personali di tutti i cittadini europei attraverso una serie di regole più stringenti che indichino come le organizzazioni (aziende, enti no profit, scuole e così via) dovranno trattare i dati personali dei cittadini europei.

Una delle novità più importanti è che la normativa riguarda tutte le aziende che trattano i dati di cittadini europei, a prescindere dalla loro sede legale. Si tratta quindi di una regolamentazione che avrà un impatto a livello globale.

A quanto ammontano le multe per chi non si adegua?

Le multe saranno molto salate: fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato mondiale annuo, se superiore.

Da considerare un fatto importante: per i cittadini europei il processo di segnalazione delle violazioni sarà semplice e diretto. Il GDPR dispone, in particolare, che gli interessati possano proporre reclamo al Garante della Privacy del proprio paese.

I rischi quindi ci sono, e sono molto elevati. Adeguarsi diventa fondamentale per evitare brutte soprese.
Vediamo quindi le conseguenze che il GDPR avrà sui tuoi sistemi di tracking esistenti.

Le 5 conseguenze del GDPR sul tracking

  1. L’indirizzo IP è considerato un dato personale
    Questo significa che qualora i nostri cookie di monitoraggio lo registrino (v. di seguito la sezione dedicata a Google Analytics), dovremo informare l’utente e iniziare a tracciare questa informazione solo dopo aver ricevuto il consenso esplicito.
  2. L’informativa deve essere chiara
    Nei siti web deve essere presente una sezione (cookie policy) in cui è spiegato in linguaggio chiaro e comprensibile perché si utilizzano dei cookie specifici e per quali finalità. Un esempio molto ben fatto è quello di Mailchimp, che puoi consultare a questo link (in inglese).
  3. L'opt-in deve essere esplicito
    Uno dei pilastri del GDPR è il consenso libero e informato, quindi non saranno più validi i soliti banner che a) avvisano in modo generico (“questo sito utilizza i cookies per migliorare l’esperienza dell’utente”, chi ci hai mai creduto davvero?) b) implicano un consenso dell’utente derivato dalla semplice navigazione del sito. Insomma se al momento hai sul tuo sito uno di quei banner che dicono qualcosa del tipo “Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, a scopi pubblicitari e per migliorare servizi ed esperienza dei lettori. Se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.” è arrivato il momento di cambiarlo.ATTENZIONE: Come vedremo dopo, una delle aziende leader nella realizzazione di banner per la gestione dei cookies “GDPR compliant” è l’americana One Trust. Non è sufficiente installare uno di questi banner soltanto di facciata, ma è neccessario collegarlo ai sistemi di tracking esistenti (ad esempio utilizzando Google Tag Manager). Se ti interessa l’argomento contattaci.
  4. L'opt-out deve essere sempre possibile
    In ogni momento della navigazione (anche successivamente all’accettazione di tutti i cookie, e anche in sessioni successive alla prima) l’utente deve essere messo nella condizione di rifiutare tutti i cookie o una categoria di essi, e quindi non essere più tracciato.Ecco ad esempio il pannello di gestione dei cookie offerto da One Trust:esempio informativa cookie
  5. Il controller è responsabile dei dati inviati al processor
    Questo è un punto molto importante: il GDPR dice chiaramente che il controller (per capirci, l’azienda che installa Google Analytics sul suo sito) è responsabile dei dati inviati al processor (in questo caso, Google).Di conseguenza se il tuo sistema di tracking invia al processor - anche per errore - delle PII (personal identificaible information) come ad esempio l’indirizzo email, la tua azienda è sanzionabile.
    Stiamo parlando di uno scenario molto comune, ecco un esempio pratico che ci è capitato qualche settimana fa mentre lavoravamo sul tracking di un ecommerce di uno noto marchio di abbigliamento italiano (abbiamo ricostruito il caso nella nostra sandbox per non pubblicare dati sensibili):email URL analyticsVedi l’indirizzo email all’interno dell’URL? In pratica per come è costruito questo portale, ogni volta che un utente invia un form di contatto con degli errori, la pagina viene ricaricata inserendo i campi all’interno dell’indirizzo della pagina.Questo causava l’invio errato di una PII (in questo caso l’indirizzo email) a Google Analytics.
    Il cliente in questione rischiava non solo la multa da 20 milioni di euro, ma anche la cancellazione di tutti i dati dell’account di Google Analytics, come previsto dai termini e condizioni di servizio.Per evitare il verificarsi di questa situazione abbiamo implementato un pezzo di codice custom che ha la funzione di riconoscere e filtrare alla fonte (prima di inviarli a Google) eventuali dati personali dell’utente.

Cookie e GDPR, un rapporto impossibile?

Dopo aver appreso tutti i possibili problemi e le multe salatissime in cui rischi di incorrere, inizierai a pensare che "il gioco non valga la candela" e forse stai già pensando di eliminare del tutto il tracking dal tuo sito web. Prima di correre ai ripari, continua a leggere perché adeguarsi non è così complicato e potrebbe essere anche una buona opportunità.

Per prima cosa, ricordiamo che parlare di cookie in generale è fuorviante, oltre che impreciso. Cookie non significa tracking. I cookie sono uno dei pilastri del web, senza di loro non funzionerebbero la maggior parte dei siti che utilizziamo ogni giorno.

Cerchiamo quindi di capire esattamente cosa sono i cookie e in quali categorie si suddividono. Eh sì, perché non tutti i cookie sono uguali e le loro applicazioni sono davvero varie.

Per semplificare, esistono quattro categorie fondamentali di cookie:

  1. Cookie tecnici. Ad esempio quelli che utilizza la tua banca o qualsiasi altro sito web per l’accesso alla sua area privata per verificare l’avvenuto accreditamento dell’utente. Non possono essere disattivati perché altrimenti il sito smetterebbe di funzionare.
  2. Cookie di performance e funzionalità. Esempio Google Analytics. Questi cookie sono utilizzati per migliorare le performance e le funzionalità del sito web, ma non sono essenziali per la sua fruizione.
    Per fare l’esempio di Google Analytics, tutte le informazioni raccolte sono aggregate e quindi anonime (sempre che abbiate anonimizzato l’IP del visitatore).
  3. Cookie di analisi e personalizzazione. Esempio Hotjar. Questi cookie raccolgono informazioni che sono elaborate in forma aggregata per capire come il sito web è utilizzato dagli utenti o per personalizzare l’esperienza in base alla categoria di fruitore.
  4. Cookie di profilazione. Esempio Facebook pixel. Questi sono i famosi cookie di remarketing, ad esempio quelli che permettono a booking.com di seguirti per settimane con i suoi banner sul viaggio in Grecia che ormai hai già prenotato. Sono anche qualli che permettono di profilare gli utenti e far capire ad un sito di ecommerce che i suoi acquirenti più assidui sono le donne tra i 35 e i 40 anni a cui piace Chanel.

Un esempio di tracking che rispetta la GDPR

Sul sito della nostra agenzia abbiamo scelto di implementare One Trust qualche mese prima dell'entrata in vigore del GDPR. Ecco come funziona il sistema:

  1. Per prima cosa abbiamo aperto un account gratuito sul sito di One Trust, a questo link. L'account gratuito presenta numerose restrizioni (ad esempio è disponibile solo in inglese), ma è un buon punto di partenza.
  2. Abbiamo quindi installato direttamente il codice fornito dalla piattaforma all'interno del nostro sito.
  3. Una volta installato, ai nuovi visitatori viene mostrato un banner nella parte bassa dello schermo in cui viene richiesto se desiderano accettare tutti i cookies:
  4. Se l'utente non clicca su "accetto" oppure chiude la notifica, i cookie di profilazione e di conversione non vengono attivati (nemmeno la sezione "demographics" di Google Analytics.
  5. Anche dopo aver cliccato su "accetto" l'utente può modificare in ogni momento la propria preferenza accedendo al pannello di gestione delle preferenze presente nel footer della pagina:esempio informativa cookie

Come gestire le informazioni demografiche all'interno di Google Analytics

Come probabilmente già saprai, all'interno di Google Analytics è presente una sezione molto interessante che raccoglie le informazioni demografiche e sugli interessi sui tuoi visitatori:

Tutte informazioni molto utili, se non fosse per un problema: per raccogliere questi dati Google deve inserire all'interno del tuo sito web lo script di DoubleClick, che rientra tra i cookie di profilazione. Per rispetto della normativa GDPR è quindi necessario richiedere il consenso all'utente prima di attivare queste funzioni. Fino a poche settimane fa risolvere questo problema era abbastanza complicato, ma grazie all'introduzione del campo allowAdFeatures è diventato (quasi) un gioco da ragazzi. Vediamo come fare.

Il modo più semplice per gestire questa situazione è attraverso Google Tag Manager, strumento che dovresti già conoscere. Quello che devi fare è semplicemente modificare il tag di Google Analytics aggiungendo un nuovo campo, chiamato appunto allowAdFeatures.

Come vedi, il valore che dovrai dare a questo campo è quello di una variabile all'interno della quale hai salvato la preferenza dell'utente.

FAQ (domande frequenti)

Google analytics deve essere bloccato per rispettare la GDPR?
No, se hai impostato il campo anonymizeIp a true. Cosa significa? In pratica devi comunicare preventivamente a Google che non vuoi che gli indirizzi IP degli utenti vengano registrati. Come fare? Dipende se utilizzi Google Analytics o Google Tag Manager:

Come anonimizzare gli ip se utilizzi google analytics

Se Google Analytics è stato inserito direttamente all'interno del codice da te o dagli sviluppatori, è necessario anonimizzare le hit (ad esempio le visualizzazioni di pagina) che vengono inviate a Google. Per farlo, devi modificare la riga di codice di gtag.js in questo modo, impostando il parametro anonymize_ip a true:

gtag('config', '<GA_TRACKING_ID>', { 'anonymize_ip': true });

Ricordiamo che l'implementazione di Google Analytics consigliata è quella tramite Google Tag Manager.

Come anonimizzare gli ip se utilizzi google tag manager

Se il tuo sito web utilizza Google Tag Manager, sarà sufficiente modificare la variabile dei google analytics settings aggiungendo il field to set anonymizeIp e dandogli valore true.

La mia azienda ha sede all’estero, il GDPR è applicabile?
Sì, su questo punto la regolamentazione parla chiaro: non conta la sede fisica dell’azienda ma la residenza dell’utilizzatore. Il regolamento vuole tutelare tutti i cittadini europei, quindi qualsiasi sito web accessibile dall’Europa è tenuto ad adeguarsi. In pratica, tutto il mondo.

Cosa rischio se non mi adeguo al GDPR?
Le multe sono salate: fino a 20 milioni di euro oppure il 4% del fatturato annuo globale (se superiore).

Conclusione

Le opportunità possono essere superiori ai costi: dopo il recente caso Cambridge Analytica le persone hanno perso la fiducia nei giganti del web, questa potrebbe essere una buona occasione per ricostruirla. Dopotutto ci sembra giusto che l’Europa prenda una posizione forte su un tema così delicato dopo che gli Stati Uniti si sono rivelati incapaci di farlo.

30 Marzo 2017

Guida Passo-Passo Per Identificare e Contattare Potenziali Clienti

Sei arrivato alla fine del primo trimestre (Q1 se vuoi fare il figo con i tuoi amici di Milano), momento perfetto per tirare le fila del tuo impegno commerciale. Capisci subito però che sono più le volte che sei andato in palestra dei clienti che hai contattato. Eh sì, perché alla fine fra un progetto e l'altro il tempo da dedicare alla ricerca di nuovi "prospect" (potenziali clienti) è sempre risicato.

Se hai poco tempo, ecco un brevissimo riassunto dell'articolo:

  1. Definisci il tuo target: crea la lista di persone da contattare a mano e seleziona solo i prospect interessanti
  2. Trova l'email personale del diretto interessato. Segui i trucchi di Digital Pills per scovare qualsiasi email 😉
  3. Scrivi un'email personalizzata. Qualche consiglio su come scrivere email che vengano aperte e lette

Se invece oggi sei determinato a capire in dettaglio cosa fare per identificare, contattare e trasformare i tuoi contatti in potenziali clienti, leggi l'articolo fino alla fine.

1) Definisci il tuo target

E si torna sempre allo stesso punto: definisci con precisione chi vuoi contattare e soprattutto pensa a cosa puoi offrire di interessante (se la risposta è niente, hai sbagliato qualcosa).
Evitare la reazione "ma sono giapponese" (link al video se hai bisogno di una pausa formativa).

Per esempio se devi contattare dei giornalisti per far scrivere un articolo sulla tua società, scrivi email diverse in base alla tipologia di giornale che hai deciso di contattare.

  • Ai giornalisti generalisti (ex Stampa, Corriere della Sera) racconta la storia delle tua azienda e le difficoltà che hai dovuto affrontare per raggiungere i tuoi obiettivi.
  • Ai giornalisti che scrivono su testate specifiche, racconta del tuo prodotto.

CONSIGLIO. CREA LA LISTA DI PERSONE DA CONTATTARE MANUALMENTE 

Lo so, ci va un sacco di tempo e può sembrare lunghissimo, ma è l'unico modo per ottenere dei risultati. Alcuni elementi fondamentali da prendere in considerazione per selezionare i contatti sono:

  • Posizione geografica del contatto (ex. Italia)
  • Posizione lavorativa (ex. CEO)
  • Dimensione società e "industry" (ex. multinazionale che opera nel settore automotive)
  • Età, sesso e altri criteri demografici

Creare una lista con questi criteri ti permetterà di inviare messaggi molto personalizzati che avranno una maggiore possibilità di suscitare interesse nel destinatario.

2) Trova l'email del diretto interessato

Prima di iniziare questo processo informati sulle leggi vigenti nel paese in cui andrai ad operare.

Ecco qualche trucchetto da PRO per trovare le email senza pagare 😉

REQUISITI FONDAMENTALI:

  • Chrome + Gmail
  • Account Linkedin
  • Pazienza

Installa 2 plugin per Chrome:

A questo punto ti basterà accedere al tuo account Gmail, selezionare il classico tasto "scrivi" ed inserire le seguenti informazioni (vedi foto):

  • Nome persona: ex Stefano
  • Spazio
  • Cognome Persona: ex Filipello
  • Spazio
  • @ + dominio società: ex. @digitalpills.it

Ti compariranno una serie di alternative (come puoi vedere nell'immagine), non dovrai fare altro che scorrere il mouse sulle varie opzioni e vedere quale delle email email è collegata al profilo Linkedin della persona che stai cercando ed il gioco è fatto!

 

3) Scrivi email personali

CONSIGLIO
E' fondamentale che ogni persona che contatti pensi di aver ricevuto un'email scritta apposta per lei. Ci sono molti software per personalizzare le email, uno dei più semplici da utilizzare, se non hai necessità particolari è streak. Ti permette di personalizzare le email direttamente da Gmail e sapere chi ha aperto il tuo messaggio.

Scrivere è un modo di parlare senza essere interrotti. Jules Renard


LA BASE: L'OGGETTO

Se non hai nessuna relazione con la persona che stai contattando, almeno falle capire che l'email è rivolta a lei. Menzionare il nome del destinatario e dimostrare che conosci la sua società ti aiuterà ad eliminare i pregiudizi iniziali.

Ecco un esempio di OGGETTO che puoi usare:

Collaborazione {SOCIETA' o NOME DESTINATARIO} + {VOSTRA SOCIETA' o VOSTRO NOME}

IL CORPO DELL'EMAIL 

Uno studio di Microsoft ci rivela che la nostra capacità di attenzione è peggiorata.
Ci battono anche i pesci rossi.

Scrivere su internet funziona al contrario di ogni logica. Data la soglia dell'attenzione paragonabile a quella dei pesci rossi è fondamentale comunicare prima la soluzione/problema (attirando l'attenzione del lettore) per poi giustificare le nostre affermazioni attraverso i passaggi logici necessari.

STRUTTURARE UN'EMAIL

1/ Personalizzazione con nome -
Buongiorno {NOME DESTINATARIO},

2/ Fai capire che questa non è una mail generica.
Le scrivo perché credo che la storia di Digital Pills  possa interessarle, essendo in linea con {GLI INTERESSI DEL DESTINATARIO}.

3/ Quale problema risolvi? Perché dovrei leggere la tua email?
E' ora di far capire qual è il problema che stai risolvendo, qual è il valore aggiunto del tuo prodotto/servizio. Cerca di metterti nei panni di chi riceve la tua email, devi essere efficace e coinciso (ripensa ai pesci rossi). Se hai dei dati a supporto del tuo progetto è il momento di mostrarli.

4/ CTA (Call to action) finale. Fai in modo di ricevere il maggior numero di risposte possibili
Dai un motivo a chi sta dall'altra parte di rispondere alla tua email e mettersi in contatto con te. Se vendi un servizio proponi una consulenza gratuita, se vendi un prodotto pensa a cosa possa essere interessante per un potenziale cliente.
IMPORTANTE. Non cercare di vendere subito, in un primo momento fornisci un servizio a valore aggiunto gratuito, sarà poi il tuo cliente ad informarsi sul tuo prodotto/servizio a pagamento.

Questo è un'esempio di email pensata per essere inviata a vari studi di avvocati (è solo un esempio).

1/ Personalizzazione nell'oggetto e nel corpo della mail (2 volte).
2/ Parte introduttiva in cui si cerca di attirare l'attenzione del lettore sul perché dovrebbe leggere l'email fino in fondo.
3/ Personalizzazione corpo del messaggio: "oggi lo studio {NOME STUDIO} non è presente su Internet"
4/ Benefici del prodotto/servizio offerto
5/ Call to action finale. Proposta appuntamento

Conclusione

Trovare nuovi clienti non è mai facile, ma se seguirai i consigli di Digital Pills aumenterai le probabilità di metterti in contatto con potenziali clienti.

In conclusione, 3 passaggi fondamentali:

  1. Definisci il tuo target: crea la lista di persone da contattare a mano e seleziona solo i prospect interessanti
  2. Trova l'email personale del diretto interessato. Don't tell your mum! 
  3. Scrivi un'email personalizzata. Scegli bene l'oggetto.

 

COMPLIMENTI!
se sei arrivato fino alla fine di questo articolo, puoi ritenerti più attento di un pesce rosso 

 

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