Come ormai è noto, Google ha pianificato la totale dismissione dei cookie di terza parte sul proprio browser Chrome a partire dal Q3 del 2024 (seguendo la linea già intrapresa dalla maggior parte dei browser presenti sul mercato tra cui i più noti Firefox, Safari, Edge). Nonostante questo annuncio, procrastinato ormai da diverso tempo, possa rappresentare una tematica piuttosto tecnica da comprendere per i non esperti del settore, le sue ripercussioni saranno notevoli e impatteranno il modo in cui tutti noi fruiremo dei contenuti online in futuro.

In un mondo in cui la protezione dei dati personali degli utenti è diventato a tutti gli effetti un tema prioritario, la necessità di garantire la sicurezza e la privacy degli utenti online è diventato un requisito fondamentale.

L’utilizzo dei cookie di terza parte permette agli advertiser di tracciare l’attività sul web degli utenti che si muovono tra diversi siti (tecnica nota come cross-site tracking), permettendo un’integrazione di dati tale da essere sfruttata per attività di marketing mirate.

E’ facile dunque intuire quanto la scomparsa dei cookie di terza parte impatterà 

l’industria dell’advertising online che necessita di trovare una valida alternativa per poter continuare a perseguire i propri obiettivi.

Per questo motivo Google si sta muovendo, già da diverso tempo, per trovare una soluzione: l’iniziativa è stata denominata The Privacy Sandbox, il cui obiettivo è quello di creare una nuova tecnologia che permetta ai siti web di continuare a svolgere attività di marketing mirato online, limitando il più possibile tecniche di tracciamento invasive e garantendo la privacy degli utenti. The Privacy Sandbox è un progetto collaborativo che permette a chiunque di avanzare proposte e fornire feedback; è possibile seguirne gli sviluppi e saperne di più andando sul relativo blog.

A partire da metà agosto 2023 le features fin qui sviluppate all’interno del Privacy Sandbox, sono state abilitate globalmente su tutti i browser Chrome (versione 116) in modo da poter essere testate adeguatamente e con sufficiente anticipo rispetto alla roadmap prevista.

Tra le molteplici iniziative, ecco quelle che saranno alla base dei nuovi meccanismi di advertising online e di misurazione delle loro performance:

  • Topics API: permette di associare una label di alto livello a ciascun sito web in base al proprio contesto (Sport, Cucina, ecc..) e salvare su ciascun browser le label più ricorrenti in base alla navigazione dell’utente. In questo modo l’informazione è utilizzabile per proporre pubblicità più vicine agli interessi dell’utente.

Il numero di label possibili è limitato e non è possibile sfruttare label relative a categorie sensibili come orientamento sessuale, religione, razza o altre ancora.

  • Protected Audience API: permette al browser dell’utente di iscriversi a dei gruppi di interesse sulla base dei contenuti fruiti sul web. Proprio questi gruppi di interesse sono utilizzati poi da un algoritmo che permette al browser di lanciare un’asta tra le diverse proposte di pubblicità per l’utente e mostrare infine quella più coerente e remunerativa.
  • Attribution Reporting API: abilita la misurazione delle performance delle attività di advertising senza che vengano condivise informazioni di navigazione dell’utente. Permette dunque di ottenere due tipologie di report:
    • Event-level report: permette di valutare l’efficacia di ogni singola pubblicità mostrando le relative performance in termini di click e view. Le informazioni sono aggregate e viene aggiunta una certa percentuale di rumore alle metriche per garantire una maggior protezione degli utenti.
    • Summary report: permette di valutare l’efficacia delle campagne. Il report è più ricco di informazioni rispetto al precedente e permette di affinare le analisi aggiungendo dettagli aggiuntivi (aree geografiche, valore delle conversioni, ecc..) tuttavia anche qui viene garantita la privacy dell’utente grazie ad un sufficiente livello di aggregazione dei dati.

Nonostante i numeri sforzi rimangono dei grossi quesiti sulla possibile trasformazione di queste proposte in veri e propri standard web. Sembra infatti che con gli altri grossi player di mercato (Firefox, Edge) non ci sia ancora stata collaborazione, mentre Safari ha espresso parere negativo proponendo un sistema proprietario e alternativo chiamato Private Click Measurement.

Come si può immaginare, si tratta di soluzioni in evoluzione continua: per questo continueremo a studiare queste soluzioni e a condividere aggiornamenti man mano. Nel frattempo puoi iscriverti alla nostra newsletter per ricevere tutte le novità una volta ogni due settimane nella tua casella o fare una chiacchierata con noi per capire insieme come possiamo aiutarti.